“MALATTIA”
O FISIOLOGIA STRAORDINARIA?
Siamo
abituati a catalogare ogni cosa, ogni accadimento con il metro del “giusto” o
sbagliato, buono o cattivo, bianco onero, insomma di o/o come se fosse una
questione di vita o di morte.
Se ci
fermassimo un attimo a riflettere su ciò che succede intorno a noi e al nostro
interno, forse potremmo considerare che non siamo “vittime” passive di tutto
ciò ma potremmo renderci conto di quanto siamo “attori” e co-creatori della
realtà in cui siamo immersi al di fuori dei nostri confini fisici, limitati
dalla pelle e di ciò che si muove al nostro interno, attraverso il
funzionamento (fisiologia) di quel meraviglioso UNIVERSO che è il nostro
organismo.
Abbiamo
appreso fin dai primi attimi di vita ad orientarci in direzione di ciò che ci è
stato presentato come “bene” e ad evitare il suo alter ego, cioè il “male”,
imparando da subito a dover dividere, eliminare parti dell’intero che
rientrassero nella seconda categoria, bollandole come buone o cattive, che
fanno bene o fanno male, sane o malate, “benigne o maligne”, da cui salute o
malattia, in maniera acritica ovvero senza una propria valutazione ed
elaborazione.
Queste
divisioni applicate al funzionamento del nostro corpo hanno generato delle
incomprensioni di ciò che succede all’essere vivente e di ciò che manifesta
attraverso il suo organismo, della sensatezza delle sue risposte adattative la
cui finalità, da milioni di anni, è garantire nei limiti del possibile la
SOPRAVVIVENZA.
Con le
scoperte del dottor Hamer, da lui chiamate 5 Leggi Biologiche, si è
potuto rimettere assieme i “pezzi del puzzle” che trova la sua totalità e la
sua comprensione molto chiara nell’ordine della cooperazione fra i singoli
frammenti che determina l’opera completa nella sua sensata logica per la vita:
la BIOLOGIA appunto.
Questa
“mappa” delle 5 Leggi Biologiche ci permette di poter osservare il “territorio”
(il nostro organismo) in modo molto chiaro e preciso, mettendoci in grado, sia
come operatori che come utenti in medicina, di verificare ogni elemento che
emerge, in modo da avere un quadro dinamico di cosa ci sta realmente accadendo,
consentendoci di valutare il “da fare”, compreso il fatto che vi sia una reale
urgenza oggettiva e di conseguenza di agire in modo efficace per la nostra
salvezza.
Ciò che
comunemente viene classificato, nell’ottica di quanto premesso, come
“malattia”/patologia, attraverso questa conoscenza (5L.B.) scopriamo essere
invece una FISIOLOGIA STRAORDINARIA.
Questa
risposta avviene IMMEDIATAMENTE in
luogo di un evento inaspettato che coglie l’ignaro protagonista in contropiede,
inaspettatamente, non presente alla situazione, che nella sua percezione (non
conscia) è in pericolo la sua SOPRAVVIVENZA.
In questo
istante l’organismo mette in atto la sua risposta (una o più contemporaneamente
a seconda del “vissuto” della persona) più adeguata ad evitare di essere
sopraffatto dalla situazione “pericolosa” e che ne garantisca la sopravvivenza:
questa è la FASE ATTIVA della fisiologia straordinaria.
Una volta
risolta la situazione di pericolo, il nostro organismo entra nella fase di
“recupero” nella quale, generalmente, si manifestano i sintomi ai quali viene
imputata la “malattia” e che vengono presi di mira come il problema e/o la
causa del nostro disagio, senza sapere che sono l’effetto di una sensata
risposta adattativa a degli “stress specifici” ai quali l’organismo ha
brillantemente risposto, garantendosi/ci la sopravvivenza.
Vista così
non sembra una cosa negativa, “contro di noi”, anche se fastidiosa (vedi
sintomi vari), ma nell’ignoranza di questa osservazione, al presentarsi dei
primi acciacchi (sintomi) solitamente corriamo subito ad “armarci” per
combattere il nemico che ha varcato i nostri confini, nell’ottica di eliminare
(o/o) ignari del fatto che la situazione che ha generato tale risposta
fisiologica straordinaria è stata risolta.
La semplice
conoscenza dei meccanismi accennati in questo articolo ci permetterebbe di
“conoscere veramente chi siamo” senza escludere più (e/e) i reali “sentiti” che
si esprimono nel nostro corpo attraverso le interazioni che abbiamo con
l’ambiente soprattutto umano che ci circonda.
Luca
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