domenica 5 maggio 2019

“MALATTIA” O FISIOLOGIA STRAORDINARIA?


“MALATTIA” O FISIOLOGIA STRAORDINARIA?


Siamo abituati a catalogare ogni cosa, ogni accadimento con il metro del “giusto” o sbagliato, buono o cattivo, bianco onero, insomma di o/o come se fosse una questione di vita o di morte.

Se ci fermassimo un attimo a riflettere su ciò che succede intorno a noi e al nostro interno, forse potremmo considerare che non siamo “vittime” passive di tutto ciò ma potremmo renderci conto di quanto siamo “attori” e co-creatori della realtà in cui siamo immersi al di fuori dei nostri confini fisici, limitati dalla pelle e di ciò che si muove al nostro interno, attraverso il funzionamento (fisiologia) di quel meraviglioso UNIVERSO che è il nostro organismo.

Abbiamo appreso fin dai primi attimi di vita ad orientarci in direzione di ciò che ci è stato presentato come “bene” e ad evitare il suo alter ego, cioè il “male”, imparando da subito a dover dividere, eliminare parti dell’intero che rientrassero nella seconda categoria, bollandole come buone o cattive, che fanno bene o fanno male, sane o malate, “benigne o maligne”, da cui salute o malattia, in maniera acritica ovvero senza una propria valutazione ed elaborazione.

Queste divisioni applicate al funzionamento del nostro corpo hanno generato delle incomprensioni di ciò che succede all’essere vivente e di ciò che manifesta attraverso il suo organismo, della sensatezza delle sue risposte adattative la cui finalità, da milioni di anni, è garantire nei limiti del possibile la SOPRAVVIVENZA.

Con le scoperte del dottor Hamer, da lui chiamate 5 Leggi Biologiche, si è potuto rimettere assieme i “pezzi del puzzle” che trova la sua totalità e la sua comprensione molto chiara nell’ordine della cooperazione fra i singoli frammenti che determina l’opera completa nella sua sensata logica per la vita: la BIOLOGIA appunto.

Questa “mappa” delle 5 Leggi Biologiche ci permette di poter osservare il “territorio” (il nostro organismo) in modo molto chiaro e preciso, mettendoci in grado, sia come operatori che come utenti in medicina, di verificare ogni elemento che emerge, in modo da avere un quadro dinamico di cosa ci sta realmente accadendo, consentendoci di valutare il “da fare”, compreso il fatto che vi sia una reale urgenza oggettiva e di conseguenza di agire in modo efficace per la nostra salvezza.

Ciò che comunemente viene classificato, nell’ottica di quanto premesso, come “malattia”/patologia, attraverso questa conoscenza (5L.B.) scopriamo essere invece una FISIOLOGIA STRAORDINARIA.

Questa risposta avviene IMMEDIATAMENTE   in luogo di un evento inaspettato che coglie l’ignaro protagonista in contropiede, inaspettatamente, non presente alla situazione, che nella sua percezione (non conscia) è in pericolo la sua SOPRAVVIVENZA.
In questo istante l’organismo mette in atto la sua risposta (una o più contemporaneamente a seconda del “vissuto” della persona) più adeguata ad evitare di essere sopraffatto dalla situazione “pericolosa” e che ne garantisca la sopravvivenza: questa è la FASE ATTIVA della fisiologia straordinaria

Una volta risolta la situazione di pericolo, il nostro organismo entra nella fase di “recupero” nella quale, generalmente, si manifestano i sintomi ai quali viene imputata la “malattia” e che vengono presi di mira come il problema e/o la causa del nostro disagio, senza sapere che sono l’effetto di una sensata risposta adattativa a degli “stress specifici” ai quali l’organismo ha brillantemente risposto, garantendosi/ci la sopravvivenza.

Figura 1: disegno di Mauro Sartorio

Vista così non sembra una cosa negativa, “contro di noi”, anche se fastidiosa (vedi sintomi vari), ma nell’ignoranza di questa osservazione, al presentarsi dei primi acciacchi (sintomi) solitamente corriamo subito ad “armarci” per combattere il nemico che ha varcato i nostri confini, nell’ottica di eliminare (o/o) ignari del fatto che la situazione che ha generato tale risposta fisiologica straordinaria è stata risolta. 

La semplice conoscenza dei meccanismi accennati in questo articolo ci permetterebbe di “conoscere veramente chi siamo” senza escludere più (e/e) i reali “sentiti” che si esprimono nel nostro corpo attraverso le interazioni che abbiamo con l’ambiente soprattutto umano che ci circonda.

Alla prossima .

Luca

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